L’approccio: il disegno partecipato.
L’obiettivo cardine di Sanità km zero è avvicinare quanto più possibile il sistema sanitario agli utenti e ai loro bisogni.
Per raggiungere questo traguardo in maniera più efficiente, è determinante il contributo attivo di cittadini, associazioni, professionisti della salute, università e centri di ricerca in un’ottica di condivisione delle idee ma, soprattutto, di co-progettazione.
In questo contesto gli utenti sono chiamati a diventare parte attiva nello sviluppo dei servizi.
Di fondamentale importanza è anche il cambio di paradigma: se tradizionalmente i servizi vengono progettati secondo criteri dettati “dall’alto” (ad esempio esigenze tecniche, organizzative, etc.), qui la prospettiva viene capovolta. Sono infatti i bisogni degli utenti e l’analisi del contesto sociale a guidare il processo di disegno delle soluzioni.
Si parla quindi di disegno partecipato, meglio conosciuto in inglese come user-centered design o co-design, per indicare sostanzialmente un insieme di attività strutturate in modo da integrare le prospettive dei cittadini con quelle dei professionisti.
Alla base di questa dinamica l’evidenza secondo cui, quando l’utente partecipa attivamente all’ideazione e alla definizione di un servizio, quest’ultimo sarà in grado di rispondere efficacemente ai bisogni reali di chi lo andrà ad utilizzare.
L’utente è il centro di tutto.
Crediamo che la prospettiva dell’utente e la sua esperienza d’uso debbano guidare ogni fase della progettazione di servizi innovativi in sanità: dall’ideazione fino ai test, proseguendo attraverso un continuo miglioramento del prodotto/servizio.
Fondamentale è comprendere che il processo di co-design non si chiude con il rilascio di un servizio, ma ne segue lo sviluppo nel tempo, dato che i bisogni delle persone cambiano, l’esperienza d’uso è sempre migliorabile e le opportunità tecnologiche si evolvono.
Per supportare tale percorso è molto utile preparare una cassetta degli attrezzi adatta allo scopo, ovvero un insieme di metodologie pronte all’uso a seconda delle esigenze che si presentano nel disegnare i servizi in collaborazione con gli utenti.
Tra gli “attrezzi” più utilizzati per svolgere le attività del Club Innovatori si trova il Design Thinking, che permette di innovare attraverso la creatività e il pensiero non convenzionale, mettendo sempre al centro l’utente e i suoi bisogni.
Il Design Thinking
Il Design Thinking è uno stile di progettazione creativa utile per individuare soluzioni innovative che pongano al centro l’utente e i suoi bisogni.
Questo approccio permette di coinvolgere i soci del Club in numerose attività – interviste, questionari, focus group, sessioni di co-design, test di usabilità, etc. – contribuendo fattivamente alla realizzazione di servizi che siano il più possibile semplici da utilizzare e vicini alle reali esigenze degli utenti.
Le fasi del Design Thinking sono abbastanza definite e, per ciascuna di esse, utilizziamo vari metodi e strumenti per rispondere alle differenti esigenze di innovazione emerse.
Tali fasi sono:
- Comprendere, esplorare ed empatizzare: approfondire l’analisi sociale del contesto ed esplorare a fondo i bisogni, i desideri, le aspettative degli utenti;
- Definire: fare sintesi di tutti i dati raccolti e porre le basi per avviare una progettazione realmente centrata sull’utente ed il suo contesto;
- Ideare: allargare la prospettiva e creare il maggior numero di soluzioni possibili fino a raggiungere un risultato soddisfacente;
- Prototipare: realizzare un modello della soluzione, meglio se funzionante!
- Testare: esporre al giudizio dell’utente la soluzione. In questo modo pregi e difetti emergeranno in una fase iniziale e sarà molto più facile apportare correzioni. In caso il test evidenzi problemi, il ciclo ricomincia da una delle fasi precedenti!
Una volta concluso il ciclo di Design Thinking, la soluzione sarà pronta per essere diffusa.
Attenzione però! Il disegno partecipato dei servizi non si chiude una volta che una soluzione è stata lanciata, si può sempre migliorare. Per questo potrebbe essere utile condurre periodici cicli di Design Thinking per tutto il corso di vita di un servizio.
L’approccio: il disegno partecipato.
L’obiettivo cardine di Sanità km zero è avvicinare quanto più possibile il sistema sanitario agli utenti e ai loro bisogni.
Per raggiungere questo traguardo in maniera più efficiente, è determinante il contributo attivo di cittadini, associazioni, professionisti della salute, università e centri di ricerca in un’ottica di condivisione delle idee ma, soprattutto, di co-progettazione.
In questo contesto gli utenti sono chiamati a diventare parte attiva nello sviluppo dei servizi.
Di fondamentale importanza è anche il cambio di paradigma: se tradizionalmente i servizi vengono progettati secondo criteri dettati “dall’alto” (ad esempio esigenze tecniche, organizzative, etc.), qui la prospettiva viene capovolta. Sono infatti i bisogni degli utenti e l’analisi del contesto sociale a guidare il processo di disegno delle soluzioni.
Si parla quindi di disegno partecipato, meglio conosciuto in inglese come user-centered design o co-design, per indicare sostanzialmente un insieme di attività strutturate in modo da integrare le prospettive dei cittadini con quelle dei professionisti.
Alla base di questa dinamica l’evidenza secondo cui, quando l’utente partecipa attivamente all’ideazione e alla definizione di un servizio, quest’ultimo sarà in grado di rispondere efficacemente ai bisogni reali di chi lo andrà ad utilizzare.
L’utente è il centro di tutto.
Crediamo che la prospettiva dell’utente e la sua esperienza d’uso debbano guidare ogni fase della progettazione di servizi innovativi in sanità: dall’ideazione fino ai test, proseguendo attraverso un continuo miglioramento del prodotto/servizio.
Fondamentale è comprendere che il processo di co-design non si chiude con il rilascio di un servizio, ma ne segue lo sviluppo nel tempo, dato che i bisogni delle persone cambiano, l’esperienza d’uso è sempre migliorabile e le opportunità tecnologiche si evolvono.
Per supportare tale percorso è molto utile preparare una cassetta degli attrezzi adatta allo scopo, ovvero un insieme di metodologie pronte all’uso a seconda delle esigenze che si presentano nel disegnare i servizi in collaborazione con gli utenti.
Tra gli “attrezzi” più utilizzati per svolgere le attività del Club Innovatori si trova il Design Thinking, che permette di innovare attraverso la creatività e il pensiero non convenzionale, mettendo sempre al centro l’utente e i suoi bisogni.
Il Design Thinking
Il Design Thinking è uno stile di progettazione creativa utile per individuare soluzioni innovative che pongano al centro l’utente e i suoi bisogni.
Questo approccio permette di coinvolgere i soci del Club in numerose attività – interviste, questionari, focus group, sessioni di co-design, test di usabilità, etc. – contribuendo fattivamente alla realizzazione di servizi che siano il più possibile semplici da utilizzare e vicini alle reali esigenze degli utenti.
Le fasi del Design Thinking sono abbastanza definite e, per ciascuna di esse, utilizziamo vari metodi e strumenti per rispondere alle differenti esigenze di innovazione emerse.
Tali fasi sono:
- Comprendere, esplorare ed empatizzare: approfondire l’analisi sociale del contesto ed esplorare a fondo i bisogni, i desideri, le aspettative degli utenti;
- Definire: fare sintesi di tutti i dati raccolti e porre le basi per avviare una progettazione realmente centrata sull’utente ed il suo contesto;
- Ideare: allargare la prospettiva e creare il maggior numero di soluzioni possibili fino a raggiungere un risultato soddisfacente;
- Prototipare: realizzare un modello della soluzione, meglio se funzionante!
- Testare: esporre al giudizio dell’utente la soluzione. In questo modo pregi e difetti emergeranno in una fase iniziale e sarà molto più facile apportare correzioni. In caso il test evidenzi problemi, il ciclo ricomincia da una delle fasi precedenti!
Una volta concluso il ciclo di Design Thinking, la soluzione sarà pronta per essere diffusa.
Attenzione però! Il disegno partecipato dei servizi non si chiude una volta che una soluzione è stata lanciata, si può sempre migliorare. Per questo potrebbe essere utile condurre periodici cicli di Design Thinking per tutto il corso di vita di un servizio.
Perché il Club Innovatori?
Se disegnare soluzioni insieme alle persone ne assicura il successo, non potevamo fare a meno di rivolgerci ai cittadini più volenterosi e curiosi, chiamandoli a partecipare attivamente alla realizzazione del mondo dei servizi Sanità km zero. Gli iscritti al Club vengono coinvolti durante tutto il processo di disegno, test e prototipazione dei servizi oppure sono chiamati a valutare e migliorare quelli già in uso.
I volontari che, negli anni, hanno aderito e continuano ad aderire al Club, hanno un background molto eterogeneo, sia come esperienza di vita che professionale. È proprio la diversità ad apportare il contributo più prezioso: la moltitudine di punti di vista.
Perché il Club Innovatori?
Se disegnare soluzioni insieme alle persone ne assicura il successo, non potevamo fare a meno di rivolgerci ai cittadini più volenterosi e curiosi, chiamandoli a partecipare attivamente alla realizzazione del mondo dei servizi Sanità km zero. Gli iscritti al Club vengono coinvolti durante tutto il processo di disegno, test e prototipazione dei servizi oppure sono chiamati a valutare e migliorare quelli già in uso.
I volontari che, negli anni, hanno aderito e continuano ad aderire al Club, hanno un background molto eterogeneo, sia come esperienza di vita che professionale. È proprio la diversità ad apportare il contributo più prezioso: la moltitudine di punti di vista.